Azerbaijan: la famiglia dell’offshore (Osservatorio Balcani e Caucaso 22.10.21)
Le informazioni che trapelano dai Pandora Papers mostrano, ancora una volta, l’enorme ricchezza celata all’estero dall’élite al potere in Azerbaijan. Ma quest’ultima nega e media come la Repubblica garantiscono loro un megafono per gridare al complotto
Sono descritti come la più grande fuga di dati offshore scoperta fino ad oggi. Sequel dei Panama Papers trapelati nel 2016, i Pandora Papers si basano sull’esame di circa dodici milioni di documenti che approfondiscono il sistema finanziario offshore, smascherando un gran numero di aziende o fornitori di servizi finanziari in tutto il mondo soliti trasferire denaro, proprietà e beni di presidenti, oligarchi, truffatori e molti altri. Ci sono voluti due anni e circa 150 testate giornalistiche per setacciare la mole di documenti. Nell’elenco dei presidenti coinvolti compare anche Ilham Aliyev, un nome e un impero familiare già apparsi in una serie di inchieste: Panama Papers , Daphne Project , Azerbaijan Laundromat , Pegasus Project e ora i Pandora Papers.
Che cosa è cambiato?
In un’intervista alla statunitense National Public Radio il 14 ottobre 2021 Greg Miller, corrispondente investigativo estero del Washington Post, e tra i più noti giornalisti a far parte del consorzio dell’inchiesta, ha dichiarato: “Mentre i Panama Papers venivano da un unico studio legale di Panama City [lo studio legale panamense Mossack Fonseca], i Pandora Papers provengono da 14 diverse entità da molti luoghi diversi, tra cui Panama ma anche luoghi in Europa e in Asia. Ci offrono una visione molto più ampia del mondo offshore”.
Miller nell’intervista ha poi approfondito il tema del mondo dell’offshoring e dei suoi vantaggi, dall’eludere le tasse all’evitare ricadute dalla corruzione, soprattutto tra i politici. Senza fughe di notizie come i Pandora Papers, spiega Miller, chi fa offshoring non viene scoperto.
Alcuni, tuttavia, la fanno sempre franca. Il presidente in carica dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, al potere dal 2003, ne è un esempio. Ilham Aliyev è salito al potere al posto del suo defunto padre, Heydar Aliyev, con elezioni definite dagli osservatori internazionali dell’epoca né libere né eque . Da allora, il presidente Aliyev, la sua famiglia e una sfilza di funzionari governativi sono protagonisti fissi delle indagini locali e internazionali su corruzione e riciclaggio di denaro nel paese. Senza subire conseguenze.
Immense proprietà immobiliari
Uno dei primi eventi a porre la dinastia sotto i riflettori internazionali è stata un’indagine sull’ormai vasta proprietà immobiliare della famiglia. Nel 2010, un’inchiesta del Washington Post ha rivelato che i tre figli di Aliyev, Arzu, Leyla e Heydar (all’epoca 24, 21 e 13 anni) possedevano diverse proprietà a Dubai per un valore di 75 milioni di dollari. La corsa all’immobiliare a Dubai non è finita qui. Nel 2018 il Progetto Daphne, una collaborazione di 18 organizzazioni guidate da Forbidden Stories in Francia, ha rivelato che le due figlie di Ilham Aliyev possedevano sempre a Dubai anche l’hotel Sofitel sull’isola di Palm Jumeirah.
Nel 2012, un’inchiesta dell’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) e Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL) ha rivelato che la famiglia regnante ha personalmente tratto profitto dalla costruzione dell’enorme sala concerti costruita per ospitare l’Eurovision Song Contest quell’anno, la Crystall Hall, costata 134 milioni di dollari presi dal budget che avrebbe dovuto coprire il rinnovamento dei sistemi idrici e sanitari nelle aree rurali dell’Azerbaijan, nonché l’aumento di parte degli stipendi e delle pensioni nel paese.
Nel 2012, OCCRP ha anche riferito che la figlia del presidente Arzu Aliyeva possedeva una villa di lusso del valore di un milione di euro nella ricercata località di Karlovy Vary in Repubblica Ceca, attraverso una società con sede a Praga chiamata ZODIAC Immobilienbesitz. L’indagine ha dimostrato che anche il suocero di Ilham Aliyev, Arif Pashayev, possedeva quote della società di Praga.
Lo stesso anno, il parlamento dell’Azerbaijan ha votato una legge che impedisce l’accesso del pubblico alle informazioni riguardanti la registrazione delle società e la proprietà delle società, temendo ulteriori indagini sugli interessi e le iniziative imprenditoriali dell’élite al potere.
Oltre a Dubai e Praga, Londra è un’altra città in cui le due figlie del presidente sembrano possedere proprietà immobiliari. In totale, l’OCCRP ha riportato in un’inchiesta del 2016 che la famiglia possedeva immobili per 140 milioni di dollari.
Nel 2019, Proyekt Media ha riferito di proprietà di lusso appartenenti ai membri della famiglia di Ilham Aliyev in Russia, compreso ancora una volta suo suocero Arif Pashayev.
I più recenti Pandora Papers rivelano che le prime stime sulle proprietà della famiglia regnante solo nel Regno Unito hanno raggiunto i 694 milioni di dollari. “La loro proprietà di questo impero immobiliare è stata per anni sistematicamente nascosta dietro società offshore con nomi generici come Sheldrake Six e Fliptag Investments”, ha scritto OCCRP, parte del team di giornalisti che indagano sui 14 milioni di documenti.
OCCRP ha affermato di aver trovato un elenco aggiuntivo di 84 società offshore che il presidente Aliyev e i suoi associati possedevano almeno dal 2006. “Suo figlio, Heydar, ha acquisito la sua prima società offshore mentre era ancora alle elementari. Sua figlia Arzu, che ha studiato psicologia a Londra, aveva appena compiuto 19 anni quando ha acquisito la propria”, riporta OCCRP.
Quanto dimostrano le indagini più recenti è la vastità dell’impero immobiliare, imprenditoriale e di società offshore che l’élite dominante dell’Azerbaijan è riuscita ad accumulare e costruire. Altrettanto vaste l’impunità e la sfacciataggine con cui figure come quella di Ilham Aliyev si pongono al di fuori della legge. L’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica il 12 ottobre ne è l’esempio più recente. Alla domanda sui Pandora Papers, Aliyev li ha liquidati come sciocchezze, accusando gli autori delle indagini di cospirare contro il paese e la sua leadership. “Non è la prima volta che vengo accusato di malversazioni. In Occidente ci sono gruppi di potere vicini all’Armenia che usano questo tipo insinuazioni al solo scopo di screditarmi. So bene chi c’è dietro questo tipo di inchieste giornalistiche e so anche che la nostra recente vittoria nella guerra del Nagorno Karabakh non è piaciuta a tutti. Ma si tratta soltanto di una campagna orchestrata ad hoc per colpire il mio paese”, ha dichiarato il presidente al giornalista.
Aliyev ha anche affermato di aver trasferito le sue attività ai figli dopo aver preso il potere nel 2003. All’epoca Arzu, Leyla e Heydar Aliyev avevano solo 14, 17 e 6 anni. “Tutte le loro attività sono trasparenti”, ha dichiarato a La Repubblica. Rimane lecito chiedersi quanto siano effettivamente trasparenti queste attività. Le proprietà elencate finora sono state tutte scoperte nell’ambito di indagini internazionali. Né il presidente, né l’élite al potere dietro le società offshore hanno mai reso pubbliche queste loro attività economiche. Se c’è stata qualche dichiarazione, è sempre stata quella dei vari funzionari statali che negavano le richieste di spiegazioni.
Nell’intervista con NPR, il corrispondente del Washington Post Greg Miller ha dichiarato: “A causa della complessità e della segretezza del sistema offshore, non è possibile sapere quanta di quella ricchezza sia legata all’evasione fiscale e ad altri crimini e quanto coinvolga denaro che proviene da fonti legittime e se è stato segnalato alle autorità competenti”.
Si può aggiungere che è legittimo avere sospetti su come un ragazzo di 12 anni o le sue sorelle ventenni possano acquistare proprietà per milioni di dollari a Dubai e in altre parti del mondo.
Se c’è una cosa che abbiamo imparato finora da tutte le recenti indagini sulle accuse di corruzione e riciclaggio di denaro, è che i protagonisti di queste storie la fanno franca. A luglio di quest’anno, una cugina del presidente azero, Izzat Khanimeed e il figlio dell’ex vice ministro dell’Energia Suleyman Javadov se la sono cavata consegnando 5,5 milioni di dollari alle autorità britanniche dopo essere stati colti in flagrante in operazioni di riciclaggio di denaro.